Intermarché-Wanty-Gobert, il DS Aike Visbeek soddisfatto: “Abbiamo compiuto progressi più rapidi del previsto. Un anno speciale”

Il 2022 della Intermarché-Wanty-Gobert è stato ricco di soddisfazioni. La squadra belga ha saputo chiudere al quinto posto l’UCI World Ranking sopra i diecimila punti, risultato di tutto rispetto condito da ben 24 vittorie, tre delle quali targate italia con Lorenzo Rota e Andrea Pasqualon, e molti piazzamenti. La squadra diretta anche da Aike Visbeek è un sapiente mix tra giovani e corridori di esperienza che punta nella prossima stagione a migliorare ancora grazie a un ulteriore rinnovamento che vedrà ben undici nuovi innesti ben assortiti.

In un’intervista rilasciata a WielerFlits, ha fatto il punto della situazione: “Abbiamo compiuto progressi più rapidi di quanto previsto – ha ammesso – Credo che due anni fa nessuno avrebbe creduto che non saremmo retrocessi. La Spada di Damocle era sospesa sopra di noi. Basta che le cose non vadano bene per un mese e mezzo, e potresti trovarti immediatamente in zona retrocessione. L’ho vissuto in modo molto intenso, perché dovevamo costantemente fare i passi giusti. Abbiamo avuto un anno incredibilmente buono e ne sono incredibilmente orgoglioso! Come squadra abbiamo davvero offerto un rendimento molto buono, un anno che merita un posto speciale“.

L’ottimo rendimento, a suo avviso, è stato portato anche da buone scelte a livello di programmazione: “Abbiamo fatto ottime scelte in termini di programma e collaborazione tra i corridori. Mettere insieme Andrea Pasqualon, Adrien Petit e Alexander Kristoff per esempio ha funzionato molto bene, con anche l’inserimento di Biniam Girmay nelle classiche. Ha funzionato alla grande. Dedichiamo molto tempo ed energia a questo tipo di scelte”.

Proprio Girmay è stato particolarmente capace di sorprendere: “Lavoriamo bene insieme. Non è facile per Bini fidarsi di chiunque. Ha verificato che rispettiamo i nostri accordi e che vogliamo davvero farlo crescere, che ha buoni corridori intorno a lui e che è uno del gruppo. Siamo stati anche attenti a trovare il giusto equilibrio tra lo sport e la sua famiglia, il tempo che passa con loro. Avevamo fatto subito la scelta di non fare il Giro delle Fiandre. Penso che nove squadre su dieci sarebbero tornate sui propri passi. Noi non abbiamo infranto quella fiducia. Questa è la base”.

Il futuro è garantito anche dai giovani in rampa di lancio, come il 19enne Madis Mihkels: “Non è ancora un ragazzo sul radar del grande pubblico, ma indica che c’è un futuro per lui – ha aggiunto – Può esplodere l’anno prossimo, proprio come Hugo Page e Rune Herregodts. Sono a un passo dal grande salto. Mi aspetto anche che Arne Marit faccia altri progressi con noi”. Ancora da districare invece è la situazione relativa a Julius Johansen: “Da un lato, dipende dal ruolo che ha ora. È nel treno di Gerben (Tijssen). Inoltre non era ancora fisicamente pronto per le classiche di un giorno in primavera, per pedalare in quella squadra. Non dimentichiamo inoltre che non è così semplice da noi, perché abbiamo un nucleo abbastanza forte per le classiche. In un ruolo di lead out non hai alcun risultato al tuo attivo, ma vediamo che Julius sta crescendo. È rimasto fuori dai radar, è vero. Alla fine, negli ultimi anni ha fatto pista. Ma quest’anno ha terminato il Giro di Romandia, il Giro del Delfinato, il Giro di Polonia e la Vuelta. Tutto questo è stato un investimento nel suo sviluppo. In ogni caso, ora è a livello WorldTour. Non lo era un anno fa”.

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